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DEMOCRAZIA A OSTACOLI – Comunicato del Comitato Promotore dei Referendum di Maiori

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Maggio 2025

Il Comitato promotore dei referendum di Maiori esprime forte preoccupazione per le recenti proposte di modifica al Regolamento Comunale sul referendum popolare, che rischiano di compromettere gravemente la partecipazione civica.

Il Comitato, costituito da cittadini di Maiori, ha chiesto il 14 agosto 2024 di indire due referendum su temi di interesse locale, ma il Comune non ha costituito la commissione di valutazione prevista dallo Statuto. Il Comitato ha quindi adito il TAR Campania.

Con la sentenza n. 143/2025 del 23 gennaio 2025, il TAR ha declinato la propria giurisdizione (rinviando la causa al giudice civile), ma ha precisato che il Comitato, in quanto soggetto con funzione pubblica, opera in condizioni di parità con l’Ente comunale, ed ha diritto a vedere avviata la procedura referendaria senza omissioni o atti arbitrari dell’Amministrazione comunale.

In premessa il Comitato, ovviamente, non riconosce alcuna retrodatazione ad eventuali modifiche statutarie e regolamentari e ribadisce la piena validità della propria istanza.

Evidenzia inoltre che i principi posti a fondamento degli istituti di partecipazione popolare mirano ad agevolare la partecipazione dei cittadini e delle Comunità locali alla gestione e controllo dell’attività politico-amministrativa.

Infatti già nel 1999 lo Statuto fissò, con apprezzabile lungimiranza, la soglia del 13 % degli aventi diritto in un contesto demografico simile a quello odierno e in un quadro normativo che già promuoveva la partecipazione civica, sebbene privo degli strumenti digitali e degli standard europei introdotti in seguito.

Oggi, invece di semplificare, si propone una soglia del 20% che rischia di compromettere gravemente la democrazia diretta.

 

Ciò premesso ci sentiamo obbligati a fare alcune considerazioni sulla proposta di regolamento al vaglio del Consiglio Comunale di Maiori.

  • Soglia firme dal 13% al 20%
    L’innalzamento della soglia di sottoscrittori dal 13
    % al 20% degli aventi diritto ovvero da circa 620 a quasi 1000 firme – crea un ostacolo eccessivo e contrario al principio di ragionevolezza-
  • Divieto di abbinamento con altre consultazioni
    L’attuale Regolamento vieta lo svolgimento del referendum in concomitanza con elezioni politiche o regionali, applicando a tutti i livelli la regola del P.R. 361/1957, art.
    4 (“consultazione separata e non coincidente”) . Ciò genera:

    • costi duplicati per allestimento seggi e personale;
    • affluenza ridotta, per l’assenza di sinergie con le tornate elettorali;
    • perdita di visibilità delle iniziative popolari.
    • In ultimo, il rischio di controllo degli elettori che partecipano all’elezione referendaria, con violazione del principio di libertà e segretezza del voto.
  • Procedure cartacee e tempi ristretti:
    • Autentiche non elettroniche e obbligatorie anche per le 100 firme del comitato promotore;
    • Termini brevissimi (10–15 giorni) per integrazioni e verifiche, con rischio di dichiarazione di “improcedibilità” dopo il primo scostamento.

Un esempio a sostegno

Il TAR del Veneto (Sez. I, n. 865/2021) ha annullato un regolamento di un piccolo Comune (≈ 6 700 abitanti) che imponeva 1 000 firme autenticate — circa il 15 % dell’elettorato — per avviare un referendum. La sentenza afferma che:

  • la soglia di sottoscrizione dev’essere proporzionata (art. 3 Cost. e art. 8 TUEL) e non può rendere l’istituto «di fatto impraticabile»;
  • in concreto, chiedere a più di un elettore su sette di firmare in soli 60 giorni eccede il limite di ragionevolezza;
  • gli statuti devono promuovere, non ostacolare la partecipazione, introducendo anche strumenti telematici (firma digitale/PEC) per agevolare la raccolta.

Il TAR ha quindi disposto la rideterminazione della soglia «in misura ragionevole» e l’obbligo di prevedere la firma digitale.
Rilevanza per Maiori: la sentenza dimostra che pretendere ~1 000 firme (20 %), e per giunta senza modalità digitali, replica una soglia già dichiarata sproporzionata e violerebbe i medesimi principi di proporzionalità ed effettività.

 

Le nostre proposte per garantire partecipazione e democrazia.

 

  1. Portare la soglia al 5–10% degli aventi diritto (240480 firme).
  2. Adozione della firma digitale (SPID/CIE) e snellimento dei controlli, in linea con le best practice nazionali.
  3. Riportare il numero di sottoscrittori Comitato promotore a 50, non autenticate.
  4. Consentire l’abbinamento con altre consultazioni elettorali, riducendo costi e aumentando l’affluenza.

 

La democrazia diretta è un valore da facilitare, non da reprimere. Alzare barriere e non modernizzare le procedure significa spingere i cittadini ad abbandonare gli spazi di partecipazione invece di valorizzarli.

Il Comitato continuerà a difendere il diritto delle comunità a pronunciarsi sui temi che le riguardano.

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La verità è sempre nemica della fuffa. Il referendum, ultima spiaggia, non impedirà nuove progettazioni per la depurazione delle acque reflue.

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Dibattito Pubblico e Referendum: Quando i Cittadini Devono Difendersi
Quando si parla di grandi opere pubbliche, i cittadini spesso si chiedono: possiamo partecipare alle decisioni o dobbiamo solo subirle? La legge prevede strumenti di partecipazione, ma la loro applicazione è spesso carente, costringendo la comunità a difendersi con strumenti estremi come il referendum.
🔹 Il Dibattito Pubblico: Uno Strumento per Decidere Insieme
Il dibattito pubblico è un processo di consultazione introdotto in Italia con il D.Lgs. n. 50/2016, ispirato al modello francese, che consente ai cittadini di esprimere opinioni e suggerimenti sulle grandi opere infrastrutturali (autostrade, ferrovie, centrali energetiche, ecc.) prima che vengano definitivamente approvate.
Questo strumento mira a rendere trasparente il processo decisionale, ridurre i conflitti sociali e migliorare la qualità delle opere attraverso il contributo delle comunità locali.
Il processo prevede:
  • Pubblicazione del progetto, per informare i cittadini.
  • Incontri e consultazioni pubbliche, per raccogliere opinioni.
  • Analisi delle osservazioni e loro eventuale integrazione nella progettazione.
  • Decisione finale, che può confermare, modificare o annullare l’opera.
Il DPCM del 10 maggio 2018 rende obbligatorio il dibattito pubblico per grandi opere, senza escluderlo per progetti con forte impatto ambientale e sociale, come in Costiera Amalfitana. Questo strumento consente ai cittadini di partecipare attivamente, contestando o proponendo soluzioni migliorative.
In conclusione, il dibattito pubblico è un’opportunità di partecipazione democratica, che permette ai cittadini non solo di contestare, ma anche di proporre soluzioni migliorative per le infrastrutture del futuro.
Il dibattito pubblico, quindi, è un processo fondamentale che coinvolge istituzioni, cittadini e tecnici prima dell’approvazione di un’opera.
Il suo obiettivo è:
✔ Informare la comunità sulle opere previste.
✔ Ascoltare le opinioni di chi sarà direttamente coinvolto.
✔ Migliorare il progetto, riducendo conflitti e proteste successive.
🔍 Come dovrebbe funzionare?
📌 Fase 1: Il progetto viene reso accessibile e diffuso ai cittadini.
📌 Fase 2: Si organizzano incontri pubblici, consultazioni online e dibattiti aperti.
📌 Fase 3: Le opinioni raccolte vengono valutate e, se necessario, il progetto viene modificato prima dell’approvazione definitiva.
Quando questo meccanismo funziona, si evitano proteste e decisioni imposte dall’alto. Ma cosa accade quando fallisce?
🛑 Il caso Maiori e la richiesta di referendum. Quando il Dibattito Pubblico Fallisce
Un esempio di dibattito pubblico inadeguato è il caso del depuratore consortile di Maiori e del tunnel Minori-Maiori, ove la consultazione della popolazione era sicuramente opportuna (almeno per acquisire proposte migliorative ed una più completa valutazione comparativa tra ipotesi alternative) in relazione alla particolare fragilità del territorio e delle tutele connesse ai siti investiti dalle progettazioni in corso.
Invece:
❌ I cittadini non sono stati adeguatamente coinvolti.
❌ Le informazioni sui progetti sono state poco trasparenti.
❌ Non c’è stato un confronto reale su alternative e impatti dell’opera.
Di fronte a questa esclusione, la comunità ha reagito:
✔ Ha promosso petizioni rivolte agli enti responsabili.
✔ Non avendo ottenuto risposte adeguate, ha avviato un referendum abrogativo per annullare gli atti amministrativi che avevano approvato i progetti.
Quando il dibattito pubblico non viene garantito, i cittadini sono costretti a difendersi con strumenti più drastici.

A fronte delle gravi perplessità della popolazione ed atti di petizione popolare in cui sono previste migliaia di firme le stazioni appaltanti avevano il diritto-dovere di avviare forme di consultazione e partecipazione popolare della Comunità locale, unica titolare dei diritti alla tutela di ambiente, paesaggio, cultura, cura, assetto urbanistico ed idrogeologico del territorio.
⚖ Il Referendum: L’Ultima Spiaggia per i Cittadini
Il referendum è uno strumento di democrazia diretta che consente di bloccare leggi o atti amministrativi già approvati. In teoria, le grandi opere pubbliche dovrebbero essere discusse nella fase di progettazione attraverso il dibattito pubblico. Ma quando questo fallisce, il referendum diventa l’unica opzione per fermare progetti imposti dall’alto.
🔹 Pro e Contro del Referendum
✔ Può fermare decisioni ingiuste o non condivise.
✔ È un segnale forte di dissenso e partecipazione popolare.
❌ Arriva tardi, quando le decisioni sono già state prese.
❌ Non permette di migliorare un progetto, ma solo di bloccarlo.
Il referendum è quindi una soluzione estrema, ma spesso inevitabile quando i cittadini non vengono coinvolti nel momento giusto.
📢 La Lezione: Partecipazione Prima, Non Dopo!
Se il dibattito pubblico fosse gestito con trasparenza e partecipazione reale, il referendum non sarebbe necessario. Tuttavia, quando i cittadini vengono esclusi, il referendum diventa l’unica arma per difendere il territorio e i propri diritti.
💡 La vera democrazia non è solo votare, ma partecipare fin dall’inizio!
Un dibattito pubblico ben strutturato previene conflitti e assicura decisioni più giuste e condivise. Non possiamo aspettare che sia troppo tardi: la partecipazione deve avvenire prima, non dopo.
Nel nostro caso, però, questo principio è stato completamente disatteso. La presentazione del depuratore è avvenuta attraverso vere e proprie mistificazioni istituzionali: inizialmente descritto come un impianto destinato esclusivamente a Maiori e Minori, salvo poi lasciare aperta la porta alla possibilità di servire altri comuni. Un inganno plateale!
A peggiorare la situazione, non si è nemmeno preso in considerazione un serio confronto sulle alternative possibili.
Dobbiamo forse accettare passivamente che l’industria della depurazione e i suoi guru accademici nelle università campane impongano le loro scelte senza contraddittorio? NO!
Il referendum abrogativo annulla solo le autorizzazioni di progetti e appalti, senza ripristinare normative o progettazioni precedenti, quindi non si attiveranno vecchi progetti ne se ne impediranno di nuovi. Questo principio permetterà di avviare nuove iniziative senza vincoli derivanti da atti ormai superati.

In ogni caso la parola va data ai cittadini e questo non compromette alcuna progettazione futura sulla depurazione, semplicemente annullerà la possibilità di offrire l’area protetta del Demanio come CESSO PER LA COSTIERA.

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Il nostro punto di vista lo potete trovare qui: 

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Il Comitato referendario ha presentato riscorso al TAR

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Il Comitato Promotore del Referendum Popolare di Maiori, rappresentato dagli avvocati Oreste Agosto e Vincenzo Rispoli,  ha depositato un ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania per tutelare il diritto dei cittadini di Maiori a partecipare attivamente alla vita democratica del proprio comune.

🎯 Obiettivo del ricorso
Richiediamo l’annullamento degli atti comunali che hanno arbitrariamente impedito l’attivazione del procedimento per l’indizione di due referendum abrogativi su:
1️⃣ La realizzazione di un depuratore in località Demanio.
2️⃣ Il traforo tra Maiori e Minori in località San Francesco.

🌍 Perché questo è importante
Le opere proposte impatterebbero gravemente sull’ambiente, il paesaggio e l’assetto idrogeologico di un territorio soggetto a vincoli assoluti. Tali progetti non sono mai stati sottoposti a un adeguato confronto con i cittadini, ignorando le oltre 1.000 firme raccolte per ogni petizione collegata.

⚖️ Le ragioni del ricorso

  • Il Comune di Maiori non ha rispettato il proprio Statuto, che prevede la valutazione dell’ammissibilità dei referendum da parte di una Commissione apposita mai convocata.
  • Gli atti comunali impugnati mostrano gravi omissioni e violazioni di legge, inclusa l’assenza di trasparenza e il mancato rispetto del diritto dei cittadini a partecipare democraticamente.
  • Chiediamo la sospensione immediata delle delibere contestate e la costituzione della Commissione per valutare l’ammissibilità dei quesiti referendari.

💡 Cosa succede ora
Il TAR esaminerà il nostro ricorso. Parallelamente, continueremo a sensibilizzare la comunità sull’importanza di queste tematiche per il futuro del nostro territorio.

🙏 Come puoi sostenere il Comitato per il Referendum

  • Condividi questo post per informare altri cittadini.
  • Partecipa ai prossimi incontri organizzati dal Comitato per restare aggiornato.

👥 Uniti per Maiori
La partecipazione popolare è fondamentale per proteggere il nostro patrimonio naturale e culturale. Insieme, possiamo fare la differenza!

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